"L’arte acustico-visiva di Benetti e Nemola” di Maria Daniela Zavaroni
La sala Ercole di Palazzo d’Accursio ospita, fino a fine mese, la mostra “Colori e suoni delle origini”. Le opere dell’artista Andrea Benetti, accompagnate dalla musica di Frank Nemola, in un dialogo tra passato e presente che guida l’uomo verso la riscoperta dei sensi.
Da sabato 13 aprile è possibile visitare, a Bologna, presso la sede del Comune (Palazzo d’Accursio, Piazza maggiore 6), la mostra di arte contemporanea Colori e suoni delle origini, progetto nato dalla collaborazione tra il pittore bolognese Andrea Benetti, classe 1964 e ideatore del Manifesto dell’Arte Neorupestre, e il musicista italiano Frank Nemola. L’esposizione, curata da Silvia Grandi, docente presso il Dipartimento delle Arti visive-performative mediali dell’Università di Bologna, è promossa da Friends of the Johns Hopkins University/Associazione di cultura e studio italo-americana “Luciano Finelli” e gode del patrocinio della Regione Emilia-Romagna, della Provincia e del Comune di Bologna.
La mostra comprende trenta opere di pittura Neorupestre, accompagnate musicalmente, per tutto il periodo espositivo, dalla performance, composta ed eseguita appositamente per le tele di Benetti, di Nemola, figura di rilievo nel panorama musicale nazionale, oltre che polistrumentista di Vasco Rossi. Colori e suoni delle origini nasce, infatti, dalla ricerca creativa dei due artisti, la cui ultima collaborazione risale al 2011, quando già presentarono un lavoro che coniugava i due mezzi espressivi forti, musica e pittura, all’interno delle grotte di Castellana. Oggi, attraverso una nuova unione dei loro talenti, Benetti e Nemola creano un progetto di arte acustica, ricercando le origini dell’uomo in un contesto contemporaneo
Il connubio si muove tra forme pittoriche antiche, essenziali e simboliche – cavernicole, appunto – e l’attualità dei sistemi digitali di comunicazione di massa. Questa operazione utilizza e riscopre i due sensi per eccellenza delle origini e della modernità, ovvero la vista e l’udito. La scelta di creare un sistema di simboli, che richiedono un’interpretazione e rimandano all’età delle caverne, rappresenta la necessità di azzeramento raffigurativo di un mondo contemporaneo che si accartoccia su se stesso, perdendosi dentro le proprie ingiustizie e ledendo, così, la dignità dell’uomo.
Il lavoro di Benetti e Nemola è, pertanto, anche un’operazione di complementarietà, che vede l’abbinamento delle icone cromaticamente vivaci dei quadri alle sonorità più moderne; inoltre, esso raggiunge l’obiettivo di riportare in vita colori, musicalità e forme della prima età dell’uomo. In chiave del tutto attuale, avviene il ritorno alla sensorialità delle origini,concetto individuato già da Marshall McLuhan, nel 1967, attraverso le nozioni di “spazio visivo” e “spazio acustico”: l’essere umano può ritornare, proprio grazie alla diffusione dei media elettronici, a una struttura sensoriale primordiale e completa, piena di emozioni che attraversano, tramite le sinestesie, tutti i cinque sensi.
Maria Daniela Zavaroni |
Critica d’arte |