"Andrea Benetti e la sua arte Neorupestre” di Paola Naldi
L’avventura artistica di Andrea Benetti è una di quelle storie curiose che portano alla ribalta con modalità fuori dagli schemi ordinari, idee e pensieri, talenti e passioni. Bolognese, classe 1964, Benetti tuttora vive e lavora nella sua città natale, ma le sue opere da una decina d’anni hanno iniziato a viaggiare per il mondo, portando avanti il pensiero di una “Arte Neorupestre”. Una filosofia, una poetica che l’artista ha precisato con un vero e proprio manifesto, presentato nel 2006 alla veneziana Cà Foscari e che da domani viene riproposto alla Sala d’Ercole di Palazzo d’Accursio con la mostra “Colori e suoni delle Origini” che si inaugura alle 18 con una performance live di Frank Nemola, trombettista e musicista storico di Vasco Rossi.
Punto d’arrivo per un pittore che è arrivato ad imbracciare tele e pennelli in maniera rocambolesca. “Ho studiato al Liceo artistico e all’Accademia – commenta Benetti – ma quel che ho appreso sulla pittura mi è arrivato in altro modo”. In mezzo all’arte c’è anche un decennio come manager in un’azienda, ruolo ben poco congeniale. Torna alla pittura e i suoi quadri iniziano a prendere il largo tanto che, come si legge nella sua biografia, oggi sono presenti nelle collezioni d’arte delle Nazioni Unite a New York, del Vaticano, della Camera dei deputati a Roma, e del Ministero di giustizia e dei diritti umani a Buenos Aires. Ultima tappa questa mostra bolognese e l’entrata nella collezione del Mambo con la donazione da parte dell’artista di un dipinto ad olio, visibile per ora a Palazzo d’Accursio.
Chi parteciperà all’inaugurazione domani si calerà in una esperienza multisensoriale, seguendo la voce calda della tromba che Nemola suonerà guidando il pubblico dal cortile centrale fino al primo piano del Palazzo. Qui ci si immerge nella pittura di Benetti, accompagnata da una colonna sonora, ancora di Nemola, fatta di fredde sonorità elettroniche. I dipinti sono ben riconoscibili perché nel corso di questi anni hanno affrontato minime variazioni. Grandi superfici solcate da linee nere che suddividono la superficie in ampie campiture colorate e che si intersecano a figure geometriche simboliche: cerchi, triangoli, girandole, ma anche sagome di uomini, aeroplani e automobili. La tavolozza spazia dai colori freddi degli acrilici alle calde tonalità che derivano dall’uso di cacao e altri materiali naturali. Perché, come scrive lo stesso Benetti, “Noi dobbiamo ripartire dagli albori dell’uomo e dall’arte primigenia, per ricostruire un nuovo mondo, in cui il rispetto per la natura e per la dignità umana siano al centro del volere dell’uomo”. La mostra, a cura di Silvia Grandi, è aperta fino al 30 aprile, dal lunedì al sabato ore 10-14 e 15.30-19.30, la domenica ore 10-14 e 15-19.
Paola Naldi |
Critica e storica dell’arte |
giornalista de’ La Repubblica |