"Nella grotta tecnologica sinestetica" di Silvia Grandi
Nel testo di presentazione di una precedente mostra (Colori e suoni delle origini, 2013) ho già avuto occasione di parlare delle semplificazioni grafiche delle immagini che animano le tele “neorupestri” di Andrea Benetti, mettendo in evidenza come nei suoi lavori si ritrovino forme e figure in bilico tra un passato arcaico, che implode fino all’espressività dell’uomo primitivo, e un futuro ipertecnologico. I suoi pattern stilizzati di automobili, aeroplani, scooter si mescolano alle silhouette di cavalli, di bufali e di ominidi, diventando simboli, modelli araldici di un mondo visto attraverso una lente sintetizzante in cui prevale il segno del contorno, l’outlined, per circoscrivere le diverse icone. Benetti, infatti, non disdegna l’uso, oggi molto in voga tra gli artisti, dello stencil o della mascherina, un metodo rapido ed economico per rappresentare l’essenza comunicativa ed espressiva delle immagini, alleggerite così da eccessivi gravami realistici e descrittivi come nell’attualissimo linguaggio visivo della computer graphic. Nel caso della serie delle diciotto tele Studio sui petroglifi realizzati per questa mostra Benetti compie però un ulteriore passo all’indietro regredendo agli stilemi dell’incisione rupestre monocroma e scabra adottata dagli antichi Camuni, per riadattare in chiave attuale le potenzialità espressive del segno e del tratto inciso. L’annullamento della stesura cromatica, così felicemente usata in tanti lavori precedenti, in favore del monocromo bianco consente inoltre alla luce di farsi colore, di sollecitare le superfici incise imprimendo alle icone una plasticità asettica e talvolta immateriale, così che queste si animano grazie alle infinite sfumature luminose di bianco e di grigio, in un gioco combinatorio di opachi e lucidi, di campiture piatte e di rilievi e aggetti. L’atmosfera si fa misteriosa e quasi mistica in una sorta di rivisitazione della caverna o della grotta dell’Homo sapiens in versione aggiornata, dove alle opere sulle pareti studiate per interagire con l’ambiente, si abbina l’imponente apparato tecnologico predisposto per la performance dell’inaugurazione.
Ai tavoli delle consolle, le figure e i simboli tracciati da Benetti su un piano di lavoro e video ripresi in diretta saranno animati live nell’INSTANT FILM project di Basmati film e proiettati sulla volta della sala in contemporanea alla sonorizzazione live di Frank Nemola, in un’atmosfera da vera e propria grotta tecnologica sinestetica. Il freddo suono elettronico preregistrato di Nemola si alternerà a stacchi ritmici incalzanti, al suono caldo e ancestrale della sua tromba e ai suoi vocalizzi, mentre attraverso l’animazione live di Basmati i soggetti dei quadri incisi sembreranno staccarsi dalle pareti, fluttuando liberi e smaterializzati in pixel luminosi sulla volta. Il pubblico si troverà così inserito in un ambiente sonoro-video-performativo integrato, immerso direttamente nell’azione che, mediante un cortocircuito tra passato e presente, fonderà in un unicum “spazio visivo” e “spazio acustico” trasformando la sala una vera e propria dimensione dinamica ed interattiva.
Prof. Silvia Grandi |
Docente e Ricercatrice di Fenomenologia dell’Arte Contemporanea |
Facoltà di Lettere e Filosofia – Dipartimento delle Arti |
Università di Bologna |